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13 Gennaio 2015
Intervista a Claudio Favro
il trial, i regolamenti e le idee per riportare in alto il nostro sport
Parli di Matteo Grattarola e pensi al pilota in sella alla Gas Gas, pensi a Raga, Casales, Brown e li colleghi al marchio spagnolo.
C'è qualcos'altro che accomuna i piloti prima citati oltre alla moto.
Quel collegamento ha un nome ed un cognome, Claudio Favro, classe 1960, appassionato imprenditore di Susa che, da più di vent'anni, importa in Italia le moto spagnole.
Favro da qualche stagione gestisce per conto della casa madre il servizio assistenza dei piloti impegnanti nel torneo iridato, oltre a lui, sotto la tenda Gas Gas c'è Andrea Tron, tecnico che lavora da quindici anni con Favro.
Quella che state leggendo non sarà la classica intervista dove si fa un resoconto della stagione 2014, ma tratterà argomenti inerenti la pratica del nostro sport.
Ma chi è Claudio Favro?
E’ lui stesso a presentarsi.
“Claudio Favro inizia a frequentare il mondo del trial a 14 anni, oggi a 54 anni posso dire di aver visto e fatto qualcosa in questo sport.”
Oggi il trial vive un momento difficile, lo dicono i numeri dei partecipanti alle gare ma anche i motoalpinisti in diminuzione.
“Il primo problema risiede nell'impossibilità di usufruire “dell'attrezzo” moto da trial per praticare il proprio sport, questo ha portato ad un generale sconforto.
Addirittura in alcuni casi ha spinto l'appassionato a vendere la moto, preferendo altri svaghi o discipline sportive ormai stufo di dover “combattere” e sentirsi braccato mentre si sta divertendo.
Il secondo problema è che ci sono sempre meno piloti.
Tornando a quanto detto poco fa, se ci fossero più praticanti a livello dilettantistico ci sarebbero più piloti.
L'appassionato vuole andare a fare la gara per divertirsi, non deve essere vessato con regolamenti che gli vengono imposti e che limitano il divertimento.
Sono dell'idea che oggi la formula migliore sia quella dello Stop & Hop, il pilota deve svegliarsi al mattino e decidere se vuole andare a fare la gara oppure no, divertirsi con la propria moto e tornare a casa alla sera soddisfatto.”
I numeri del trial
“I numeri del trial oggi sono di molto inferiori a quelli dell'enduro, disciplina che ha però altre criticità, la prima una maggior difficoltà per essere praticata.
Il trial da questo punto di vista viene maggiormente tollerato.
Nonostante ciò i numeri dell'enduro sono interessanti, non riesco a capire un simile divario di vendite tra due motociclette che, sono entrambe nate per il tempo libero.”
Non sarà la maggior difficoltà del trial e i regolamenti?
“Io penso che il no stop non sia la soluzione del problema, fin dall'inizio sono stato contrario a questo regolamento, con il no stop si sono ulteriormente complicate le cose e non semplificate.
Sono stato sempre dell'idea di creare un regolamento che permettesse maggiore dinamicità e per il giudice, minori possibilità di incorrere in un errata valutazione.
Si è creato una formula dove, anche vedendo alcuni video, vi sono chiare valutazioni errate da parte dei giudici, con complicazioni che si ripercuotono anche su organizzatori e piloti.”
Ok ma l'enduro è più facile.
“Nell'enduro vi è un aumento delle prove estreme, la disciplina si è avvicinata al trial, le linee sempre più di alto livello ma, nonostante ciò, chi vuol fare la gara che sia facile o difficile non si pone problemi per partecipare.
Inoltre nell'enduro il rischio è maggiore, è presente la componente velocità e l'endurista è maggiormente “perseguitato” quando si allena!!!
Nonostante tutti questi fattori ci sono sempre più appassionati.”
Nel trial vi è un giudizio da parte di un giudice, nell'enduro invece è il cronometro a indicare chi è il migliore, quindi l'errore umano non esiste, se nel trial si semplificano le regole diminuisce la possibilità di errare.
“Avendo seguito quest'anno tutto il campionato del mondo, posso affermare che il metro di valutazione che i giudici adottano per i primi tre -
I giudici di qualsiasi nazione, prima di dare un cinque a piloti come Bou, Raga, Fajardo, Cabestany, Fujinami fanno ben attenzione, mentre, se devono dare un cinque a piloti ad esempio a Ferrer, Casales o Grattarola si pongono meno problemi.
Io all'inizio avevo detto che se si reputava che la formula no stop fosse utile per il trial, bisognava munire le moto di un apparecchiatura elettronica che, in automatico sarebbe andata a gestire la fermata della moto.
Non era un investimento importante e solo con un sistema elettronico si poteva dare uniformità di giudizio.”
Quale sarà la soluzione ai problemi del trial?
Di certo come già affermato nello speciale sul no stop e i problemi del trial finchè ci saranno problemi a praticare la disciplina, difficilmente il numero di appassionati aumenterà in maniera sensibile.
La crisi economica non facilita le cose, aggiungeremmo che il trial è sparito dalla tv (l’intervista è stata fatta prima dell’apparizione in tv di Grattarola).
Chi ricorda il supertrial di Ceresole Reale su Rai Tre, brevi resoconti nello spazio sportivo regionale lombardo o anche solo i passaggi sulle tv locali?
Chi se lo ricorda inizia ad avere qualche capello bianco…..