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18 Ottobre 2016
Quando la passione...
Michele Oberburger, trialista autistico con una passione incredibile
“Avere un figlio come Michele è una fortuna!”
Ogni genitore ha la naturale tendenza ad esaltare il proprio figlio ma, ci sono persone che hanno imparato ad accettare ed affrontare le difficoltà della vita, apprezzando anche le più piccole sfumature di ogni momento trascorso con il proprio figlio.
Roberto Oberburger è il papà di Michele un giovanissimo trialista trentino autistico.
Una situazione che molti non riescono ad accettare, già farlo è un primo passo ma Roberto è già tre o quattro passi avanti … ha infatti intrapreso un percorso unico per aiutare il figlio.
Il trial come mezzo per crescere e superare le difficoltà che la vita gli ha messo davanti.
“Non è stato facile insegnare a Michele che cos’è la paura, capire come funzionavano acceleratore e freni… lui in moto andava sempre a manetta!”
Un lavoro lungo di un padre che vuole aiutare il figlio facendolo uscire da quella bolla di sapone che si crea intorno a chi è affetto da questo disturbo del neurosviluppo.
Il trial, lo sport e conoscere molte persone è il mezzo per aiutare Michele.
La prima impressione quando vidi Michele in gara a Pietramurata fu quella del ragazzino che sotto la pioggia battente ha paura di affrontare la zona, mentre il genitore e l’assistente lo incitano con un tono di voce decisamente alto.
Capii dopo pochi secondi che Michele era un trialista speciale!
La pioggia battente ed il viscido erano si una difficoltà ma la voglia di moto di Michele erano incredibili!
Il sorriso di Roberto, Deborah Albertini (assistente) e Michele a fine giornata erano il risultato di un lavoro di squadra che era appena iniziato.
“Devi sapere che gli autistici hanno una grandissima capacità di mantenere la concentrazione ma, devono focalizzarsi su quel punto, così con gli incitamenti si riesce ad arrivare a questo.”
Questo uno dei punti toccati da Roberto Oberburger nell’illustrarmi l’autismo.
Ed in effetti Michele non molla, a Rignano dopo le 20 zone di gara ha provato e riprovato diversi passaggi tra le pietre fino ad affrontarli a zero.
“Non è stato facile far capire ai medici che Michele non mette in pericolo se stesso e gli altri ed alla fine è riuscito a dimostrarlo con i fatti!”
Un lavoro che ha richiesto anche una preparazione del mezzo particolare che vede interessato un trialista che frequenta il campionato italiano.
Richard Pichler titolare di Auto Moto Service segue la manutenzione della moto di Michele, Pichler osservandolo è riuscito a capire che con una forcella meno cedevole il feeling con l’anteriore sarebbe cresciuto.
Così Richard si è messo al lavoro ed ha creato degli spessori per aumentare il precarico delle molle.
Questa bella storia mi ha portato a ragionare su quanto siamo stupidi ad irritarci quando sbagliamo in moto, un momento di divertimento che dovrebbe rimanere tale e che, troppo spesso presenta strascichi della vita quotidiana che dovremmo lasciarci alle spalle.
Capita quando sei tu il pilota, agli assistenti con il ragazzo che seguono in zona, ai genitori che mettono pressione al figlio perché non fa risultato.
Ogni volta che avviamo la moto pensiamo alla fortuna che abbiamo a praticare uno sport e a fine giornata sul nostro viso si disegnerà un sorriso a 32 denti come quello di Michele sul podio del Masters di Rignano sull’Arno.