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6 Agosto 2013
No stop pensiero
Il regolamento no stop che ha visto i piloti schierarsi contro la decisione presa dalle case costruttrici insieme alla FIM, rappresenta un argomento di discussione anche molti mesi dopo l'entrata in vigore.
Per questo oltre a leggere su giornali e siti i commenti di appassionati, piloti ed addetti ai lavori, ho voluto sfogliare alcuni numeri di Motocross dei primi mesi del 1998, stagione che coincise con l'entrata in vigore del primo regolamento no stop, il quale penalizzava con un punto la fermata e cinque lo spostamento.
Sembrava che lo spostamento fosse destinato a scomparire, le ruote non dovevano arrestare la loro marcia in zona, come sempre si trovò una soluzione, nacque così lo spostamento dinamico dove il pilota riusciva a guadagnare spazio senza fermarsi.
Inoltre i piloti impegnati nel test organizzato al Crossodromo di Maggiora, indicarono nel nuovo regolamento un indice di rischio superiore, visto che il pilota per evitare la penalità aggiuntiva avrebbe tentato il passaggio.
Nel quinquennio di no stop alcuni dei timori iniziali scomparirono, i giudici non furono poi così fiscali e lo spostamento anche se effettuato da fermo ma con continuità d'azione (del corpo) non fu penalizzato, poi si tornò al regolamento con fermata concessa e spostamenti liberi, ma l'idea di un trial più dinamico non fu mai abbandonata.
Nel 2013 il no stop è tornato in alcuni campionati nazionali, nei trofei continentali e mondiale outdoor, il tutto con l'intento di ridurre i costi, abbassare il livello degli ostacoli, nella speranza di aumentare i praticanti o almeno non far scomparire il trial in un periodo di profonda crisi economica, soprattutto per l'Europa, continente con il maggior numero di praticanti.
Argomenti sicuramente validi visto che per praticare uno sport a motore la componente economica è importante, è però anche vero che nell'enduro ad esempio, al via di manifestazioni regionali si presentano spesso in più 200 piloti, ed i costi sono superiori al trial!
Alcuni diranno che la moto da trial non si può utilizzare per altri scopi come andare a scuola o al bar.. VERO!
Ma quante moto da enduro specialistiche si vedono davanti ad esercizi pubblici?
Il trial è una disciplina difficile, il superamento di un ostacolo anche se di dimensioni ridotte richiede un lungo lavoro per apprendere la giusta tecnica, le ore trascorse in moto sembrano inutili quando non si riesce a raggiungere la cima di quella pietra davanti ai nostri occhi, in altri sport come lo sci ad esempio i risultati si vedono già dopo poche sedute di allenamento, il neofita scenderà lentamente lungo la pista ma almeno raggiungerà l’obbiettivo prefissato.
Praticare l'attività fuoristradistica è diventato sempre più difficile, i divieti sono ovunque, se poi si vuole organizzare una gara l'iter burocratico è lungo e complesso, i giovani sono attratti da altre attività, tanto più che in questi ultimi anni la mancanza di lavoro non permette loro di avere quella disponibilità economica utile per l'acquisto della moto.
Quello che però nessuno ha analizzato è questo.
Più volte è stato affermato che le moto negli anni riacquisteranno alcuni di quei chili persi, addirittura si parla di 75, cioè almeno sette od otto in più di alcuni mezzi a catalogo oggi.
Utilizzando materiali meno pregiati i costruttori dovrebbero teoricamente rivedere i prezzi di listino al ribasso, ciò porterebbe ad un avvicinamento con il valore dei mezzi usati, probabilmente proprio questo mercato potrebbe giovare di questa situazione perché un semplice appassionato preferirebbe moto più leggere e performanti per superare con maggiore facilità gli ostacoli, il tutto per la gioia dei concessionari che vedono l’usato come un capitale fermo.
Questa ipotesi però potrebbe essere molto svantaggiosa per chi cambia la moto, infatti ci sarebbe una svalutazione molto più elevata del mezzo usato, oltre che ridurre le vendite del nuovo.
Se invece i prezzi rimanessero quelli attuali molti preferirebbero non cambiare moto, visto che i regolamenti a livello amatoriale non rispecchiano completamente il mondiale, nel caso di imposizione di un peso minimo anche per le gare territoriali, questo imporrebbe un aggiornamento totale del parco mezzi.
I concessionari conterebbero un sensibile calo delle vendite con forti ripercussioni per la loro esistenza già profondamente segnata dalla crisi, e gli stessi costruttori si troverebbero nella stessa situazione, oltre ad un sensibile calo dei praticanti, situazione che case e FIM vogliono evitare con il no stop!
Per non parlare dei produttori di special parts che non avrebbero più motivo di esistere, visto che il loro scopo principale è quello di far scendere l’ago della bilancia!
Cioè l’esatto opposto di quanto auspicato dalla FIM e case costruttrici.
Inoltre.
Chi è spettatore di una gara noterà che il neofita è quello che trova maggiori difficoltà, per questo si ferma in zona, cerca di riprendere l'equilibrio, di recuperare l'errore; stesso discorso per il bambino che in sella alla moto monomarcia si ferma e spingendo raggiunge la sommità della salita con un grande sforzo, interrompendo di fatto quella continuità d'azione, in entrambi i casi con il regolamento no stop è cinque al pari di chi il cartello FIN non l'ha nemmeno raggiunto.
Chiedetegli se si prenderanno parte ad un altra gara!
Ecco quindi che alle competizioni prenderebbero parte solo quelli più smaliziati!
É vero che le regole sono regole e vanno accettate ma per aumentare le vendite le case e la FIM dovrebbero inizialmente impegnarsi insieme alle varie federazioni nazionali per permettere di utilizzare la moto da trial, incontrando i legislatori per la creazione di leggi nazionali ed europee per regolamentare e non vietare la pratica fuoristradistica.
Foto e testo Christian Valeri